Molti di voi ricorderanno il clamore suscitato dalla mia proposta, lanciata negli scorsi mesi estivi – quando la pressione turistica è più prepotente e disordinata – di introdurre un ticket di ingresso a Venezia. Bene, la proposta suscitò molti pareri pro e contro. Quelli contro in fondo non si misuravano con il merito della proposta, ma sembravano quasi suggerire che l’allarme fosse ingiustificato, e l’attenzione spropositata. Così come per le grandi navi che parcheggiavano, si inchinavano e si inchinano a piazza San Marco, il tentativo di regolamentare i flussi turistici e la fruizione del bene mondiale e italiano rappresentato da Venezia veniva dipinto come una fissa elitaria di pochi aristocratici contrari allo sviluppo economico e al bene della città e della laguna.
Bene, non è così. Lo dimostra l’attenzione e la preoccupazione continua che suscita la situazione di Venezia, in Italia e all’estero. Ieri ho avuto un incontro con Gabriele Muccino, un grande artista italiano, che mi ha portato più di 100mila firme di una petizione popolare raccolta con la piattaforma Change.org. Sono firme di italiani, ma anche di molti stranieri. Perché Venezia è Italia ed è mondo al tempo stesso. Come del resto è nel DNA della sua anima più vera e dimostrano secoli di storia veneziana. Queste firme chiedono di risolvere lo scempio delle grandi navi. E al tempo stesso suggeriscono implicitamente di pensare per Venezia uno sviluppo più sostenibile, capace di dare vero sviluppo e non uno sviluppo drogato, tutto tarato sul breve e che brucia nel contempo il futuro di Venezia. Favorendo solo pochi e non tutto il tessuto della società e città. Queste firme ci chiedono di impegnarci. Ho detto loro che farò quanto è in mio potere per far sì che le istituzioni locali si assumano la responsabilità di programmare per Venezia un futuro vero e non da fondale di cartapesta, da città italiana e non da Las Vegas in miniatura, vandalizzata da un turismo da selfie, fatto solo per qualche ora. Per quanto posso farò girare questa petizione, e sosterrò l’azione proposta da Gabriele Muccino. Propagandandola anche nel terzo settore, da cui provengo e che conosco bene. Nell’anno dell’EXPO, ne va non solo del futuro di Venezia, ma anche della nostra dignità di italiani.
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