A Londra sia la National Gallery che la Tate Gallery che il British Museum sono gratuiti, e mi è sempre sembrato straordinario che così fosse. Ascoltare musica ai BBC Proms, uno dei più ricchi festival d’Europa, può costare una sterlina, in piedi nell’immenso Royal Albert Hall.
Utopia? Evidentemente no, se in un paese come l’Inghilterra si fa.
Possibile in Italia? Certamente no, per la semplice ragione che non potremmo mai permettercelo. I musei statali sono gratuiti per chi ha più di 65 anni e meno di 18 anni, ma la situazione nella quale versano le casse del Mibac non consentirebbe altro. L’accesso alla cultura è un diritto fondamentale, ma certamente più realizzabile in forma solo gratuita laddove esiste un patrimonio infinitamente più ristretto che in Italia: quasi 200 Musei statali e oltre 3000 realtà museali, per la metà gestite dai Comuni.
Solo queste cifre danno l’idea dell’enorme impegno che le Istituzioni pubbliche nazionali e locali devono mettere per salvaguardare il patrimonio culturale. Senza contare l’infinito patrimonio archeologico, storico, monumentale, archivistico che richiede costante manutenzione. Quindi conservare l’utopia di un accesso alla cultura gratuito è ovvio e legittimo, pretendere di trasformarla in realtà totalmente velleitario.
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