Nelle ultime settimane si è parlato molto, e spesso impropriamente, della situazione Certosa di Pavia, uno dei tanti beni identitari del nostro Paese e uno dei simboli della Lombardia. Un monumento del quale mi sono occupata fin dal mio insediamento al Ministero dei Beni Culturali e a cui ho fatto visita l’ottobre scorso per analizzare la situazione e valutare le possibili soluzioni allo stato di degrado, alla mancanza di manutenzione e alla fruizione limitata di un bene che, anche in vista di Expo, deve necessariamente essere maggiormente salvaguardato e valorizzato. Aspettando di conoscere se dagli emendamenti proposti alla legge di stabilità arriveranno risorse extra per il restauro della Certosa, che mi auguro raggiungano l’ammontare più alto possibile compatibilmente con la carenza di risorse che caratterizza tanto il MiBACT quanto il Governo, è doveroso ricordare che il reperimento di fondi è solo una delle esigenze della Certosa, che a una mancanza di manutenzione affianca un problema di fruibilità e di accordo tra il demanio, (proprietario della Certosa), la comunità dei monaci, la direzione regionale dei beni culturali e le due sovrintendenze. È necessario un piano di medio e lungo periodo che coinvolga soggetti terzi, e mi riferisco a soggetti privati e del terzo settore, per cofinanziare e per coadiuvare la gestione di un bene per cui è necessaria una strategia di lungo periodo, l’unica in grado di garantire la conservazione del monumento affiancandola a una maggiore fruibilità.

LEGGI LA MIA INTERVISTA A “IL CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI