Il botta e risposta tra il Ministero dei Beni Culturali e il Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci sull’approvazione del nuovo Piano Paesaggistico Regionale è solo l’ultimo di una lunga serie di conflitti di competenze e di funzioni che pressoché quotidianamente caratterizzano il dialogo tra Stato e Regioni e tra Stato e Comuni.
Il motivo scatenante è quasi sempre lo stesso: la confusione e la sovrapposizione su compiti che spetterebbero agli Enti Locali quando di fatto spettano, interamente o almeno in parte, allo Stato e al Ministero dei Beni Culturali.
E mi stupisco nel leggere che nella sua nota di oggi Cappellacci scriva, rispondendo alla nota del Ministero che contestava la decisione unilaterale da lui presa sull’approvazione del PPR, “ci troviamo dinanzi ad un ostruzionismo e a una indebita ingerenza di gravità inaudita”.
Un’ingerenza che però è “prevista” dall’articolo 9 della Costituzione Italiana e che trova riscontro anche nel Codice Urbani, citato dallo stesso Cappellacci nel suo comunicato di oggi. Proprio l’articolo 135 del Codice Urbani prescrive: “L’elaborazione dei piani paesaggistici avviene congiuntamente tra Ministero e regioni”.
Una pianificazione congiunta venuta meno con la decisione unilaterale presa dalla Regione Sardegna, che ha proceduto senza un passaggio finale con il MiBAC all’approvazione del piano e che ora invoca moventi politici nella richiesta di stop. Inutile sottolineare che la questione, per quanto riguarda il Ministero, è meramente tecnico/procedurale e non politica, tanto che lo stesso Ministero nella sua nota di ieri ricordava il proficuo lavoro di co-definizione e programmazione svolto in questi mesi, interrotto bruscamente dall’accelerazione della Regione.
Un’accelerazione che fa pensare, vista la vicinanza del voto in Sardegna, che per l’ennesima volta si sia privilegiata la ricerca di un consenso elettorale di breve periodo a scapito di una programmazione coerente e bilanciata del territorio e del paesaggio.
E quindi, in ultima analisi, a scapito dei cittadini stessi.
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