Vorrei cominciare questo breve bilancio con un “grazie!” davvero sentito. Agli elettori che mi hanno sostenuta, a coloro che mi hanno finora spronato, con critiche e incoraggiamenti, e al Presidente della Repubblica e a quello del Consiglio, sulle cui spalle insiste gran parte del peso di questo difficilissimo momento che il Paese sta vivendo.
Vengo dal terzo settore e da un pluridecennale impegno nel volontariato e sono atterrata in un mondo molto diverso: quello della politica nazionale e dell’amministrazione pubblica, un mondo i cui tempi sono dilatati. Dopo aver ricevuto le importanti deleghe alla tutela e valorizzazione del paesaggio e dei beni storici e artistici, ho cercato di organizzare i miei sforzi su questioni non solo urgenti ma anche emblematiche, che potessero cioè dare con la loro soluzione l’idea di un cambiamento di passo per il delicato e complesso – e sofferente – sistema dei beni culturali. Tra i tanti vi sono stati – e li trovate più documentati sul mio sito – l’intervento per la tutela di Asolo e del suo ecosistema culturale e paesaggistico, quello per il piano paesaggistico territoriale della Sardegna, ed infine quello contro la lottizzazione che minacciava l’integrità dello straordinario sito di Villa Adriana.
Sempre per favorire una maggior attività di controllo sul Paesaggio integrando l’impegno del Ministero con quello delle Associazioni ambientaliste a breve riavvieremo un confronto con scadenze fisse su temi quali ad esempio l’impatto degli impianti per le energie alternative, il recupero delle aree agricole e il conflitto tra materia paesaggistica e urbanistica, non risolto dalla mancata approvazione da parte di molte Regioni dei loro piani paesaggistici.
In queste settimane sono impegnata nell’attività parlamentare di conversione in legge del Decreto Cultura. Un’attività complessa, perché non si tratta di un passaggio meramente amministrativo (oltre trecento gli emendamenti) ma anche politico e culturale, che tutto il Parlamento e dunque le diverse forze politiche e sociali devono fare, insieme e in modo almeno maggioritariamente concorde. Ho scoperto in questi giorni di infiniti dibattiti anche notturni quanto lavoro vi è dietro ogni legge e quanto sia necessario adeguare le procedure che tutelano la nostra democrazia ad un principio di maggiore efficienza. Al contempo sto lavorando per predisporre proposte relative agli ambiti della mia delega per la riorganizzazione del Ministero e la Riforma del codice dei beni culturali, la cui revisione è affidata a due commissioni.
Ci stiamo anche impegnando in alcuni progetti di valorizzazione: un esempio è la Via Francigena, un progetto di valenza europea che parla alla storia dell’Italia e delle sue contrade così come a quella del cristianesimo. Dalla mia recente visita a Napoli ho tratto la convinzione che proprio da quella cittá possa partire un esempio di valorizzazione pubblico privato e terzo settore (una triangolazione necessaria per il futuro dei beni culturali ) che intendo destinare in particolare al recupero delle Chiese seguendo anche il modello della gestione da parte di una cooperativa come quella voluta da Don Antonio Loffredo.
Abbiamo anche istituito dei tavoli di confronto con importanti reti quali quella delle Dimore storiche, delle Ville Venete e delle Case Museo per poter promuovere delle piattaforme che valorizzassero il loro patrimonio storico, artistico e monumentale, così determinante anche per il turismo.
Infine esiste tutta un’incessante attività quotidiana di collegamento e risposte ai cittadini e agli enti che si rivolgono al mio ufficio proponendo progetti spesso molto interessanti ma che purtroppo la mancanza di risorse rendono difficilmente sostenibili.
Concludo con una ovvia considerazione: la Cultura e la valorizzazione del patrimonio nazionale sarebbero una formidabile strada per uno sviluppo dell’intero paese. Ma ci vogliono strategie e tempo per avviarle. Parlare di governi balneari e di spine che si staccano ogni giorno, in particolare per questo delicato settore, è deleterio e rende molto arduo dare un senso compiuto al lavoro che giornalmente si fa.
Con tutto l’impegno del quale io e il mio staff, che ringrazio, siamo capaci.
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