“La Repubblica” di oggi pubblica un estratto della mia lettera di risposta a un’opinione pubblicata da Salvatore Settis su “la Repubblica” di sabato scorso.
Qui sotto vi riporto il testo integrale della mia replica. Buona lettura!
Sabato nell’articolo “La strana alleanza in salsa verde”, il Prof. Settis, da sempre autorevole custode del paesaggio italiano, mi cita tra l’altro, in rapporto alla proposta di legge dell’On. Realacci sul consumo di suolo e la rigenerazione urbana.
Vorrei ricordare che lo stesso testo fu proposto dall’attuale Presidente della commissione Ambiente della Camera nel dicembre 2012, nella passata legislatura quindi, senza però suscitare nessuna reazione né da parte del Prof. Settis né da parte delle associazioni ambientaliste.
Quando sono arrivata in Parlamento, l’On. Realacci, tuttora Presidente Onorario di Legambiente, mi ha chiesto di aggiungere la mia firma e ad una prima lettura non mi è parso, sebbene mi fossero evidenti alcune perplessità in particolare sulla lettura “urbanistica” del valore del suolo, che ci fossero aspetti che non avrebbero non potuto essere corretti in seguito in commissione. Ho colto invece alcune indicazioni che avrebbero aperto un percorso positivo, in particolare sul tema del riutilizzo della aree esistenti e degradate.
Quando sono diventata Sottosegretario e ho potuto, grazie anche al lavoro dell’ufficio legislativo e all’aiuto sempre prezioso delle associazioni ambientaliste, approfondire lo studio della proposta in oggetto, ho ritenuto di lavorare subito ad un documento, in preparazione, da inviare allo stesso On. Realacci e alle commissioni competenti che sollevasse alcune rilevanti questioni. In questa ottica, che mi vede dalla parte del Governo e non più solo in Parlamento, ho ritenuto opportuno togliere la mia firma. Per altro è mio auspicio che quanto prima lo stesso Governo presenti una sua proposta in questa materia.
Riguardo invece al decreto semplificazione, sono stata alla commissione Ambiente del Senato per chiedere una sospensione della discussione, e in seguito, ho fatto pervenire le osservazioni in merito non alla sostanza, che è condivisibile e che porta ad un alleggerimento del lavoro delle Soprintendenze oberate, ma all’inclusione di beni di interesse storico o monumentale o in aree in cui sussistono vincoli ambientali, paesistici o culturali.
Questi sono i fatti ai quali vorrei aggiungere una considerazione generale e di metodo. Il nostro paesaggio anche e soprattutto a causa della mancanza dei piani paesaggistici regionali e di una mancata normativa nazionale sul consumo di suolo, è ancora altamente a rischio. Necessaria è quindi una vigilanza costante della quale il Prof. Settis è il più qualificato esempio ma anche una più sostenuta collaborazione tra il Ministero e le associazioni ambientaliste. Per questa ragione spero e mi sto adoperando in questo senso, che si potrà presto ristabilire l’Osservatorio nazionale del Paesaggio previsto dal Codice dei Beni Culturali e abbandonato da tempo su un binario morto.
Mi pare quindi consigliabile e auspicabile che si apra una fase di costruttiva collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti in varie forme nella tutela del paesaggio, nella quale il prof. Settis non può che essere il più necessario delle persone coinvolte, soprattutto se per dare il suo prezioso contributo sceglierà un confronto diretto più che pubblico e al quale sarò sempre e comunque disponibile.
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