Hanno fatto il giro del Paese le desolanti fotografie di un mosaico di Piazza Armerina assalito dal muschio e dalla muffa. La Villa del Casale è dal 1997, lo stesso anno della Valle dei Templi di Agrigento, sito UNESCO; un luogo straordinario, un esempio di villa romana sontuosa, i cui mosaici sono celebri nel mondo e che meriterebbe tutta la cura possibile. Versa invece in uno stato di desolazione nonostante i visitatori che, per altro, sono diminuiti drasticamente in pochi anni. Ma il problema che si apre è molto più ampio: la Sicilia, Regione autonoma, gestisce il proprio patrimonio culturale attraverso la propria soprintendenza che, in nessun modo, si relaziona con il Ministero della Cultura se non per quello che riguarda l’Unesco.
Già parecchi anni fa il professor Settis aveva sollevato la necessità di una riflessione sul fatto che i più significativi beni del nostro patrimonio culturale fossero tutelati dallo Stato e sottratti quindi alle Regioni, alle quali delegare esclusivamente la valorizzazione entro, per altro, perimetri precisi. Questo ennesimo caso che coinvolge uno dei più rari e preziosi esempi della bellezza del nostro Paese mi porta a riaprire il dibattito. Lo Stato, nel rispetto dell’articolo 9 della Costituzione, non può che garantire un’azione di tutela più solida sottraendola anche a delle logiche territoriali non sempre efficaci e utilizzando i propri istituti di restauro la cui competenza e esperienza sono note anche all’estero. I siti Unesco, in Italia ce ne sono 55, anche se si trovano in Regioni autonome dovrebbero essere, per quello che riguarda la tutela, di esclusiva competenza del Ministero della Cultura: così è per la maggioranza di essi ma non per tutti; sarebbe necessaria e urgente una norma ad hoc che allargasse a tutti, compresa quindi Piazza Armerina, una nuova impostazione. Questo, oltre a tutto, eviterebbe che la fotografia desolante dei superbi mosaici ammalati girasse il mondo!
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