Stanno scorrendo sugli schermi le drammatiche immagini dell’ennesima alluvione che colpisce in queste ore in particolare l’Emilia Romagna.
Si parla di “spunti di riflessione“ per le conseguenze del cambiamento climatico.
15 miliardi è il costo previsto per il Ponte sullo Stretto e non risulta attualmente nessun progetto nazionale, portato alla conoscenza dei cittadini, per la messa in sicurezza del territorio attraverso interventi di manutenzione programmata.
Non si accenna nemmeno più ad una legge sul consumo di suolo e tuttora il tema della gestione delle trasformazioni del paesaggio, fondamentale per la sicurezza del territorio, rimane appannaggio delle associazioni ambientaliste o di rari incontri accademici. La fragilità del nostro territorio è nota e monitorata continuamente dall’eccellente lavoro degli istituti preposti e dallo stesso Ministero dell’Ambiente: quindi non possiamo dire di non sapere. E’ la politica che manca, l’incoscienza di una classe dirigente che si dimostra assolutamente incapace di fronte ad una grave emergenza che pure tutto il mondo occidentale sta riconoscendo come tale.
Non ci si può nemmeno nascondere dietro alla mancanza di strumenti utili per affrontare i problemi derivanti dalla fragilità del territorio italiano: gli strumenti ci sono, normativi, economici e operativi. Il che rende ancora più colpevole l’assenza di azione da parte di chi ha la responsabilità di garantire la sicurezza dei cittadini.
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