CAOS E COSMOS
Nelle antiche cosmologie greche, il Caos era complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste al κόσμος, cioè all’universo ordinato. In politica amministrativa, il Caos può essere frutto o di volontà – per regole sbagliate – o di inefficienza, se è prodotto dalla loro assenza.
Questa seconda tipologia, assai perniciosa ma in fondo riscattabile da un impegno supplementare ancorché tardivo, spiega il proliferare di impianti eolici nel nostro paese.
Sia chiaro: la modernità e i limiti al consumo di ambiente che dobbiamo imporci come riflesso automatico se vogliamo sopravvivere in così grande numero nel XXI secolo, fanno della strada delle energie rinnovabili e non fossili un percorso obbligato.
Nessuno oggi può pensare di essere preso sul serio se si oppone in quanto tali agli impianti eolici o solari, oppure agli ancora più impattanti impianti idroelettrici, magari sulla base di un ritorno al carbone o al petrolio.
Eppure segnalare come l’attuale anarchia legislativa, che produce il suo pullulare incontrollato su ogni collina o valle dove i diritti proprietari privati e gli altrettanto privati capitali di investimento si trovino a coincidere, sia pericolosa, non è materia astratta.
Porsi il problema – e porlo all’opinione pubblica – della loro programmazione non è infatti solo porsi voler riempire un colpevole vuoto legislativo e di programmazione. Come per esempio è il caso della proliferazione delle antenne di telefonia mobile sui tetti dei centri storici. Non è una astratta velleità di completezza legislativa.
È piuttosto un’urgenza nel non spostare il problema del consumo ambientale da un vaso all’altro. Perché si tratta di vasi comunicanti. Puntare infatti sulle energie rinnovabili in questo modo anarchico e caotico, abbassa certo il consumo di combustibili fossili dannosi per l’ambiente. Ma alza il consumo di un’altra risorsa ambientale, sempre più scarsa e sempre meno protetta: il Paesaggio. Come è evidenziato infatti dalla recente Carta Nazionale del Paesaggio, scaturita da un lavoro di anni dell’Osservatorio Nazionale per la Qualità del Paesaggio e dai recenti Stati Generali del Paesaggio, questa risorsa è strategica. Perché è il primo vero ambiente che contiene tutti gli altri, e costituisce il luogo dove le nostre comunità possono fiorire, se esso è protetto, oppure appassire e poi morire, se ess è colpito e diventa ostile.
Non c’è terza via, nella cura del Paesaggio. E non vi sono aspetti parziali. Finirla con il consumo di suolo, prevenire il dissesto idrogeologico e aumentare la protezione del Paesaggio con una programmazione degli impianti di qualunque tipo – di energie rinnovabili, urbani o produttivi – fanno tutti parte di un unico pacchetto. Che rimanda ad un solo bivio: Caos o Cosmos. Tertium non datur.
Ecco un compito prioritario per il prossimo governo. Individuare aree idonee e cominciare quella programmazione territoriale e nazionale sempre più necessaria perché la sola capace di valutare gli effetti cumulativi e dunque la salute stessa della nostra più preziosa e identitaria risorsa nazionale: il Paesaggio. Perché il Paesaggio è unico, e la sua salute è in definitiva la nostra.