PRESERVARE LA MEMORIA PER COSTRUIRE IL FUTURO
Ieri, insieme all’Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, ho partecipato alla commemorazione dei Caduti della strage di Marzabotto, uno dei più cruenti eccidi perpetrati dalle truppe naziste in Italia in rappresaglia contro l’azione delle formazioni partigiane.
Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 i comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno furono teatro di una serie di attacchi contro la popolazione civile che rappresentano non solo uno dei più gravi crimini di guerra compiuti dalle forze armate tedesche nel corso della seconda guerra mondiale, ma anche una ferita indelebile nella coscienza collettiva. Una domanda infatti sorge spontanea, ogni volta che siamo messi di fronte a fatti di questo tipo: com’è possibile che l’essere umano sia in grado di compiere simili atrocità? Eppure, ogni giorno ci arrivano notizie dalle decine di conflitti che ancora attanagliano il mondo, dalla Siria alla Libia, dallo Yemen al Messico: nessun continente sembra ormai essere libero dalla violenza. Luoghi che fino a poco fa ci sembravano lontani, ma che ora sono diventati spaventosamente vicini a causa della recente avanzata del fanatismo radicale, costringendoci a fare i conti con sentimenti da cui credevamo di essere immuni.
Ciò che il terrorismo e l’irrazionalismo puntano a distruggere non è solamente la serenità ma anche la memoria collettiva, abbattendo in primo luogo i simboli culturali come monumenti e opere d’arte, custodi della parte migliore del genere umano: per questo non possiamo permetterci di dimenticare le lotte e le conquiste che hanno determinato i caratteri della nostra identità. Credo che una comunità che non abbia il senso della memoria non possa avere un futuro, in quanto ricordare significa comprendere quei valori che hanno fatto uscire il mondo dalle barbarie: ed è proprio su quei valori che dobbiamo costruire il futuro dell’Italia e quello, che oggi appare a rischio, di tutta l’Europa.
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