Da subito una fotografia mi colpisce. È appesa al muro di lato, entrando al centro di SaveTheChildren CivicoZero, allo scalo di San Lorenzo a Roma. Ritrae Papa Francesco che abbraccia una bambina, ma non è una celebrativa fotografia di un cattolico. Ritrae Roma, ma non è la retorica fotografia di un romano. Perché ha un qualcosa che da subito mi appare nuovo, diverso, coinvolgente. Poi capisco. Ritrae sì Papa Francesco, ma da un punto di vista diverso da quello che mi sarei aspettata. Infatti, in primo piano non vi è il Papa, bensì la bambina, che all’obiettivo appare di schiena, in braccio probabilmente ad un adulto che la porge al Papa, il quale fa capolino a destra della foto come da un cammeo, con una faccia sbarazzina e sorridente come un ragazzino. Era come se fosse la ragazzina ad abbracciare il Papa, e non il contrario. Questa foto è stata fatta da Mohammed, un giovane del centro arrivato dalla Costa d’Avorio. Come lui, in questo benemerito centro che fornisce un punto di aggregazione, assistenza legale e indirizzo a minori non accompagnati che arrivano in Italia – quando sono andata via, al tavolo centrale una giovane avvocato italiana stava spiegando ad un gruppetto di minori eritrei sbarcati a Taranto da un barcone solo venerdì scorso quali fossero i loro diritti in Europa e in Italia, e cosa gli consigliava di fare, tradotta da un operatore del centro - vi sono ragazzi e ragazze che vengono coinvolti in attività che li portano lontani dalla strada e dagli sfruttatori, nel loro viaggio spesso verso il Nord Europa, attraverso il potente mezzo della cultura.
Alcuni disegnano, scrivono. Il giorno prima ero stata al centro dell’Ong Il Faro, dove si istruiscono ad un mestiere i migranti, spesso a mestieri che gli italiani non vogliono più fare, come il panettiere.
Anche lì, si puntava sul potenziale umano rappresentato dai migranti, minori e non.
Non è che forse, mi sono detta guardando le fotografie di Mohammed con il loro unico ed irriproducibile sguardo notato anche da alcuni fotografi di grido - stupenda la serie che usa il colonnato di San Pietro come cornice entro la quale raffigurare piccoli passaggi e accadimenti umani – dobbiamo guardare alla epocale questione delle migrazioni non solo come ad un costo economico per noi, ad una voce in passivo dei nostri bilanci nazionali, ma anche come ad un’occasione per far arrivare forze ed energie nuove nel nostro Paese? Energie nuove che diventano risorse nel nostro mercato del lavoro. Forse allora questi esseri umani, a cui comunque l’Italia e l’Europa devono umana solidarietà e giuridicamente il diritto d’asilo quando vi siano le condizioni, non sono solo dei “ladri di reddito” per noi italiani, o non solo portatori di problemi. Ma sono anche un’opportunità. Perché ci portano sguardi, energie, competenze che noi non abbiamo o non abbiamo più. Forse non tutto è una perdita o un costo per noi, in questo rivolgimento epocale delle migrazioni. Forse sono anche doni di umanità. Come lo sguardo che Mohammed, e solo lui poteva farlo con quella freschezza, mette nelle sue fotografie.
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