Se l’Italia vuole avere un futuro, deve puntare sulle nuove generazioni. E sulla loro capacità di essere competitive nel mondo globale. Si può essere competitivi dimenticando le proprie radici culturali? Una risposta si è avuta sabato 16 aprile a Firenze al XX Convegno Nazionale FAI dal titolo “Esercizi di cultura. Perché storia, arte e paesaggio fanno crescere l’Italia”, in cui si è messo in luce il prezioso ruolo dell’istruzione nella trasmissione del nostro patrimonio culturale e naturalistico.

Istruzione intesa non solo come scuola, ma come una serie di infinite occasioni che rappresentano momenti di conoscenza e di approfondimento. Un visita in un museo o una passeggiata in uno delle migliaia di borghi storici sono piccoli esercizi di cultura che possono contribuire a costruire quella consapevolezza di ciò che è il patrimonio culturale italiano.

Il territorio italiano ha un inestimabile valore educativo, sapendo raccontare la storia delle comunità che lo abitano e definendone l’identità lungo tutte le fasi della nostra vita. Ecco perché ritengo indispensabile la presenza delle ore di storia dell’arte a scuola, che erano state inspiegabilmente tolte dai programmi didattici: un reinserimento che il nostro Ministero ha fortemente voluto e che permette ai ragazzi di comprendere il vero valore della storia culturale italiana: a conferma di ciò il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha deciso di istituire la nuova direzione “Educazione e ricerca”, con lo scopo di stringere ancora di più i rapporti con il Ministero dell’Istruzione e integrare la sensibilizzazione verso il territorio negli insegnamenti scolastici. Un’iniziativa importante, supportata da altre azioni che il nostro Ministero sta portando avanti per aumentare la fruibilità dei beni culturali italiani, come ad esempio “Domenica al museo”. Solo in questo modo è possibile dare agli studenti la possibilità di affiancare all’insegnamento scolastico delle esperienze dirette, dei veri e propri “esercizi di cultura”.

In questa importante sfida lo Stato deve sicuramente impegnarsi affinché si aumenti la conoscenza e la fruibilità dei nostri beni culturali, una direzione che il nostro Ministero ha già intrapreso in modo chiaro e netto. Tuttavia, è decisivo e quanto mai necessario l’apporto della scuola e dei soggetti della società civile, unendo gli sforzi per costruire attorno al paesaggio una rete di consapevolezza e quindi di protezione fatta da tutti i soggetti che ne hanno percepito il valore identitario.

 

Per saperne di più:

Leggi l’Articolo del “Corriere della Sera”

Leggi l’articolo sul “Nuovo Corriere Nazionale”