Quest’anno si celebrano i cinquant’anni del FAI – Fondo per l’Ambiente italiano: un anniversario importante che segna la storia di una delle grandi istituzioni italiane nata per volontà di Gulia Maria Crespi e Renato Bazzoni per la difesa del patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese.
Una visione lungimirante quella dei fondatori che avevano capito quanto fosse necessario in Italia creare una struttura che potesse, in collaborazione con quelle pubbliche, sostenere uno sforzo di recupero, di valorizzazione e di restituzione alla comunità di una parte di quel patrimonio culturale che senza l’intervento dei privati non avrebbe potuto essere salvato. Il cammino è stato lungo e ricco di straordinari risultati: 78 beni sia naturalistici che architettonici, espressioni qualche volta sontuose della bellezza e dell’arte italiana come Villa dei Vescovi in Veneto, qualche volta più intime, quasi racconti letterari di uno spaccato di storia del Paese, o esempi come il Parco di Villa Gregoriana che era una discarica e adesso è un meraviglioso unico percorso di bellezza che riporta con le sue cascate e le sue visioni al grande amore che il mondo ha avuto per l’Italia nel corso dei secoli.
A questo si aggiungono le grandi iniziative nazionali come Le Giornate di primavera, I Luoghi del cuore e più recentemente Le giornate d’autunno che hanno contribuito a sensibilizzare milioni di persone, rendendole attente sentinelle del nostro patrimonio culturale. Qual è stato il filo conduttore di questi cinquant’anni? Prima di tutto la passione dei fondatori e oggi di tutti i delegati e i volontari che affiancano l’attività della fondazione e ne rappresentano il cuore: una passione che significa impegno civile, significa credere che il bene della collettività ci riguardi tutti, dare il proprio tempo e la propria disponibilità perché il patrimonio comune non venga trascurato proprio perché è comune.
Il FAI è un esempio, oggi solidamente sostenuto da oltre 350.000 soci e da un alto numero di donatori che dimostra come qualche volta la società civile possa dare la direzione della strada da perseguire: il paesaggio italiano, per esempio, molto spesso così trascurato e così avvilito dalle politiche pubbliche ha trovato nel FAI un difensore strenuo perché il paesaggio è il racconto della nostra identità e nonostante sia mutevole come la vita di chi lo abita, va tutelato e va valorizzato con la meritata attenzione ed è quello che il FAI fa in pratica nei propri beni e attraverso le proprie campagne.
Ho potuto partecipare a questo lungo cammino per un breve periodo come Presidente e oggi come Vicepresidente e sono molto felice perché credo che in un momento così complesso e per certi aspetti oscuro siano delle istituzioni come il FAI a farci sentire ancora cittadini, con orgoglio chiamati a dare il nostro contributo per un Paese migliore.
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