In Italia esistono oltre 6000 borghi abbandonati e in molte occasioni si è dibattuto su come non perdere questo straordinario e unico patrimonio, parte dell’identità del nostro Paese. Un esempio, sicuramente, è il recupero del castello di Postignano in Umbria da parte di una famiglia napoletana e in particolare dell’architetto Gennaro Matacena.
Il borgo, che oggi sarebbe uno sfondo perfetto in una tavola per esempio di Piero della Francesca, di Ambrogio Lorenzetti, di Perugino, intatto in un contesto di natura assolutamente preservata, è stato duramente colpito dal terremoto del 1997. Gennaro Matacena aveva già acquistato anni prima, dagli oltre 150 proprietari che però non abitavano più lì, tutte le case e ne aveva già progettato il recupero che avrebbe portato al castello di Postignano una seconda vita.
Il terremoto purtroppo ha reso questo cammino molto più difficile, sono cambiate tutte le leggi relative all’edilizia e alla messa in sicurezza di qualunque struttura abitata. Ma, nonostante le infinite difficoltà anche burocratiche, il lavoro di restauro strutturale e storico-artistico è andato avanti per quasi vent’anni e oggi il visitatore si trova di fronte a un piccolo miracolo di qualità architettonica, di ripristino della vocazione dei luoghi e più in generale di ripresa della vita in quello che sarebbe stato destinato a essere uno scenario vuoto e semi distrutto.
Molti stranieri si sono trasferiti, le attività culturali si susseguono portando visitatori al Castello di Postignano che, con la sua chiesa nella quale sono stati recuperati degli affreschi risalenti al 1400, con la sua eccellente ospitalità, con numerosi luoghi deputati a manifestazioni culturali è diventato un esempio assolutamente unico di recupero di un borgo storico.
Questo percorso è stato possibile grazie alla determinazione di un privato, in un Paese in cui spesso l’intervento non pubblico viene guardato con un certo sospetto, ma nel quale purtroppo lo Stato non ha sufficienti risorse per provvedere al mantenimento e al recupero di un enorme patrimonio storico-artistico e naturalistico. Ancora una volta va ribadito come solo un’alleanza tra soggetti privati, pubblici e del terzo settore – e il FAI è in questo un luminoso esempio da cinquant’anni – può salvare il nostro patrimonio culturale talmente unico e talmente pervaso da una bellezza tale da essere ancora capace di commuovere!
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