Ci vuole un appello di 100 intellettuali perché si accenda un riflettore sul paesaggio italiano e in particolare sul paesaggio circostante uno dei luoghi più belli d’Italia, quale è Orvieto. Una campagna disegnata in cui l’opera dell’uomo si intreccia con quella della natura e che dovrebbe, secondo il progetto, ospitare un enorme parco eolico composto da pale ben più alte del Duomo di Orvieto stesso.
La riflessione però non può che essere più ampia: stiamo assistendo negli ultimi anni a un assalto al paesaggio come non si vedeva dagli anni 70: i piani paesaggistici si sono arenati, le soprintendenze sono state private di mezzi e personale, la politica si è allontanata sia nella maggioranza che nell’opposizione dal tema della tutela del paesaggio, non rendendosi conto che se il territorio è una porzione geografica, l’ambiente ne definisce la vivibilità e tutela la salute, il paesaggio ne racconta l’identità. Inoltre, una gestione intelligente delle trasformazioni del paesaggio, oculata e lungimirante, consente di dare un contributo fondamentale alla messa in sicurezza di un territorio fragile come quello italiano, sempre più esposto ai cambiamenti climatici. L’Europa ha dato dei segnali mettendo delle date, il 2050, per raggiungere il consumo di suolo zero. Ma tutto questo in l’Italia, il Paese nel quale il paesaggio ha più che in altri stati un significato culturale e che dovrebbe essere tutelato secondo la nostra costituzione, sembra un tema uscito da qualsiasi agenda, persino da quella dei cittadini ai quali il paesaggio appartiene. I danni al paesaggio sono danni irreversibili quasi sempre: nessuno si oppone a interventi utili a rendere il nostro Paese più autonomo da fonti energetiche inquinanti ma se questa conversione viene fatta senza un’adeguata pianificazione relativa alla scelta dei luoghi che dovranno ospitare impianti eolici o fotovoltaici come già avvenuto nella Tuscia il paesaggio italiano sarà completamente snaturato. Programmare, pianificare e gestire sono le parole che permettono di tutelare questo straordinario patrimonio che è il nostro paesaggio e ormai non può che essere compito dei cittadini e delle comunità quello del ricordare alle istituzioni la strada maestra risvegliandole dal loro sonno profondo.