Si è da poco conclusa la Stagione di concerti n. 159 della Società del Quartetto di Milano, con un trionfale concerto beethoveniano dell’Orchestra Mozart diretta da Daniele Gatti, e i numeri sono oltremodo incoraggianti: 21 concerti (se consideriamo solo la stagione principale nella storica Sala Verdi del Conservatorio di Milano) da settembre 2023 a giugno 2024, tre grandi orchestre con due direttori d’eccezione come Gatti e Savall, cinque quartetti d’archi (tra cui Hagen e Cremona), solisti straordinari come Uchida, Rana, Repin, Faust, Ax e giovani promesse che ci fanno ben sperare sul futuro della classica.
Siamo ottimisti, alla Società del Quartetto, anche perché abbiamo avuto in sala 2.232 giovani (tra under 30 e studenti), sedotti dall’eccezionale programmazione artistica ma anche da prezzi estremamente accessibili e inclusivi (5/8 euro), per un totale complessivo di spettatori che si avvicina alle 20.000 presenze.
Siamo felici anche perché lo scorso 4 maggio abbiamo celebrato al Teatro alla Scala, con un commovente sold out, i nostri 160 anni di storia insieme alla Croce Rossa Italiana, con la quale condividiamo la cura profonda della persona: la CRI cura il corpo, noi lo spirito.
Questo fa infatti la musica: da una parte dà conforto al singolo e, dall’altra, rende più coesa una comunità, come ho detto al Corriere della Sera in una recente intervista in cui ho provato a suggerire alcune misure necessarie per migliorare il futuro della classica e di tutti i musicisti che ci regalano, a ogni concerto, emozioni uniche.
Anzitutto, c’è uno sbilanciamento esagerato tra i fondi destinati al rock, al pop e all’opera lirica rispetto a quelli destinati alle istituzioni che si occupano di musica da camera; per non dire che il ‘famoso’ algoritmo penalizza la qualità in favore della quantità. Stiamo quindi preparando un Manifesto, insieme al Quartetto di Cremona e con i giovani artisti più brillanti, perché desideriamo che emerga la loro voce. Un Manifesto in cinque punti dove si dica quali sono i reali problemi della musica classica.
È ora di dire basta con i contributi che non portano a nulla, con i bandi per la musica in periferia sempre più demagogici, con la mancanza di condivisione dei calendari tra le realtà che operano nello stesso territorio e, soprattutto, basta con il politically correct. In alcuni Paesi dove è forte questa ideologia non si eseguono più Don Giovanni, Puccini e ora rischia pure Bach. L’ignoranza è nemica della cultura e unita all’incapacità delle istituzioni pubbliche di promuovere le attività culturali, come fondamento di una società più civile, potrebbe spegnere la luce della musica classica, danneggiando anche migliaia di giovani talenti che hanno scelto con coraggio di intraprendere quella strada con studi impegnativi e con la consapevolezza che dovranno affrontare una vita piena di ostacoli.
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