Recentemente sono uscite le tabelle con i finanziamenti pubblici allo spettacolo dal vivo: mi occupo di una delle più antiche istituzioni musicali d’Italia, La Società del Quartetto di Milano, rispettata internazionalmente, con delle Stagioni che non sfigurerebbero a Vienna o a Londra.
Eppure il finanziamento destinato dal Ministero della Cultura è meno di 1/3 di quello che ricevono analoghe società concertistiche. Come è possibile: questa storia tutta italiana nella quale si mescolano meccanismi contorti, controlli superficiali con la necessità spesso legittima di compiacere territori anche geograficamente isolati vale la pena di essere raccontata.
Dal 2015 il nuovo regolamento per i fondi pubblici destinati allo spettacolo dal vivo imponeva dei punteggi che elaborati da un algoritmo portavano alla definizione del contributo. Il tutto estremamente complicato, direi disegnato per fingere un automatismo e quindi una certa oggettività e in realtà mascherare la vecchia abitudine di sostenere anche alcuni soggetti il cui merito più che musicale è la capacità di accreditamento presso il politico di turno.
I punteggi sono attribuiti in modo arbitrario, i controlli ex post sono risibili, la qualità artistica è un parametro secondario, la quantità di concerti imposta rende il mercato dell’offerta musicale enorme costringendoci a fare concorrenza nella stessa città alle altre istituzioni simili in una gara che va spesso a discapito della qualità stessa.
In questo risiko tutto nostrano pagano spesso il prezzo, come nel caso della Società del Quartetto, quelle istituzioni che si sono sempre distinte per Stagioni particolarmente ricche di artisti importanti, internazionali, con programmazioni scelte e anche tentativi di percorrere percorsi musicali meno scontati.
In altre parole, cercare di realizzare sempre meglio la propria missione non premia.
Un ultimo capitolo andrebbe dedicato alla marea di concerti gratuiti che le istituzioni pubbliche in particolare i Comuni promuovono. Si chiamerebbe “dumping” nel commercio di beni: come facciamo a competere seppur con fasce di prezzi per i biglietti spesso molto agevolate con questo?
In conclusione, promuovere la Musica in Italia è un mestiere difficilissimo. Anche dopo 159 anni di ininterrotta attività grazie alla quale si sono scritte pagine indimenticabili della cultura musicale milanese e italiana.
Direi è una missione che se non altro meriterebbe rispetto oltre che l’obbligo di essere sempre ansiosi questuanti che bussano alle porte di qualche sostenitore.
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