SUL MARE NON SI POSSONO COSTRUIRE MURI…
Sono presidente onorario di Amref Italia Onlus, una grande e riconosciuta Ong che opera in Africa con passione e capacità nell’ambito sanitario da oltre 60 anni, e da oltre 20 anni sono vicina ai temi riguardanti il lavoro delle Ong, in particolare in quella parte della terra. Quindi prima di tutto vorrei manifestare tutto il mio personale sdegno quando sento attaccare il mondo delle ONG in modo indiscriminato. Un mondo molto vasto e articolato, fatto di piccole organizzazioni e di grandissime, nel quale come ovunque, in qualunque ambito o settore esistono forse soggetti non corretti ma che per la maggior parte dei casi è ricco di persone coraggiose e competenti, al servizio di cause fondamentali per il futuro e vicine a chi soffre. A loro e al loro lavoro va tutta la mia solidarietà e rispetto.
Conosco bene la realtà di alcuni paesi africani e mi è capitato di vedere in passato gli effetti devastanti delle siccità, mi è capitato di visitare degli agglomerati urbani nei quali la vita era poco più di una fievole scommessa quotidiana per riuscire a strappare un altro giorno. Mi è capitato di visitare campi profughi dove la speranza era stata lasciata fuori dal recinto.
So quindi che quello che spinge oggi e spingerà in futuro milioni di esseri umani (si parla di flussi dall’Africa di 120 milioni di persone entro il 2050) a tentare una vita migliore. Questa delirante divisione tra migranti “da guerra” e migranti “economici” non tiene conto che la siccità, la fame, la carestia sono anche loro “guerre” dalle quali si vuole fuggire se appena se ne intravvede la possibilità.
Questa è la realtà che ci aspetta ed è giusto chiedere all’Europa di non nascondersi e finalmente di affrontare la questione con una strategia condivisa che comprenda anche un investimento forte in cooperazione e nella stabilità politica di quegli Stati la cui situazione interna oggi è la causa più visibile per centinaia di migliaia di profughi.
Ma come lo chiediamo? Prendendo ad esempio un Premier come Orban quando egli stesso nega con l’azione del suo Governo qualunque condivisa strategia Europea? Non è forse contraddittorio risvegliare l’Europa alla solidarietà da un lato e allearsi idealmente con chi la nega?
Chiudendo i porti davanti ad una nave stipata di migranti disperati a 35 miglia dalle nostre coste e che adesso dovrà navigarne 800 per arrivare in Spagna?
O mostrando l’immagine dei leader politici soddisfatti perché finalmente hanno detto no a quella nave e hanno posto il problema al centro del dibattito europeo?
Non credo che questa sia la strada perché non credo che ci sia una strada altro che quella di accettare un futuro che preveda una società completamente diversa da quella che abbiamo. Credo che nessun muro, nessuna barriera resisterà nei prossimi dieci anni a questo fiume inarrestabile di umanità disperata che vorrà trovare una possibilità di vita. Sarebbe più onesto dirlo. Il nostro paese come lo conosciamo fin d’ora è cambiato per sempre e dobbiamo essere in grado di gestire un mutamento epocale che equivale come frattura tra quello che c’era e quello che ci sarà ad una guerra.
Questo significa assumere responsabilità sempre maggiori nel risolvere quei conflitti che destabilizzino intere regioni senza timidezze e demagogie, significa fare della cooperazione uno strumento veramente efficace per creare condizioni di vita e di lavoro nei paesi dell’Africa sub sahariana, significa accettare che comunque su 600 milioni di cittadini europei saranno ben oltre l’attuale 8% in Italia gli stranieri e sarebbe bene pensare seriamente a programmi di integrazione utili ed efficaci invece di credere che la soluzione siano i ghetti.
Significa cominciare fin d’ora a costruire una società diversa che sappia includere per essere più forte.
So benissimo di quanto sia poco “popolare” questa posizione oggi e non voglio alimentare la contrapposizione tra chi dice di difendere l’Italia e chi invece viene accusato di svenderla per un manciata di buonismo in salsa nostrana. Difenderci significa capire quello che sta avvenendo e se lo capiamo dobbiamo riconoscere che sul mare i muri non si possono costruire… è inutile e forse è disonesto prometterlo.