ALTRE METE TURISTICHE PER 50 MILIONI DI CINESI

23 01 2018 | Arte, Restauro, Tutela del Paesaggio

In un recente convegno sul turismo portato a Venezia dalla Via della Seta mi sono permessa di lanciare un quesito, più che un allarme: “se sono previsti nei prossimi anni 50 milioni di turisti cinesi, magari è un’ottima cosa per tutto il Paese e la sua economia; ma siamo sicuri sia una buona cosa per Venezia?” Apriti cielo. Sono stata subito catalogata tra i catastrofisti antimoderni. Malgrado il problema del turismo sostenibile a Venezia esista, e lo percepiscano tutti coloro che lì vivono e non fanno solo ristorazione di bassa qualità.

Che fare? Un’altra via esiste. Ed è quella di ridisegnare anche altri percorsi, prima nell’immaginario turistico e poi con le grandi agenzie turistiche, per far crescere una domanda di turismo verso tutto quel “museo diffuso” che è l’Italia.

Si tratta di far crescere questa domanda, perché l’offerta già esiste. Così come un grande museo, l’Italia non ha solo alcune grandi opere nel deserto. Non ha solo alcune grandi sale da visitare saltando tutte le altre. L’Italia non sono solo 4 meravigliose città d’arte. Ma è fatta di altri Territori, egualmente unici ed irripetibili. Un “museo diffuso” di cui è sbagliato, come lo sarebbe per i Musei Vaticani o per gli Uffizi, vedere solo alcune sale, che isolate dal contesto pure dotate di capolavori unici non possono restituire il senso vero di una collezione che è tale solo nella sua articolazione di maggiore e minore, piccolo e grande.

Sempre più per esempio l’Italia è il Paese dei Distretti culturali: quello della liuteria a Cremona, quello di Agrigento per la Magna Grecia, e quello di Tivoli per le Ville. Ma non solo. È anche quello dei Borghi, che punteggiano di bello tutto il territorio nazionale. Alcuni sono diventati già celebri, anche per la qualità della vita, e sono diventati mete turistiche autonome. E ancora, l’Italia è il Paese delle tradizioni gastronomiche regionali, una più gustosa dell’altra e che possono competere singolarmente con quelle nazionali di altri paesi.

L’Italia è dunque un firmamento vastissimo di opzioni culturali e turistiche, che possono ad un tempo essere alvei complementari dove incanalare parte dell’acqua impetuosa del turismo di massa, e insieme fabbriche di benessere anche economico, capaci di irraggiarsi su tutto il territorio e non solo verso alcuni punti o alcune categorie.

Il MiBACT ha negli ultimi anni puntato proprio su questo. Vanno in questa direzione la legge per i piccoli Comuni, varata dopo 15 anni di tentativi a vuoto – 100 milioni di euro per la riqualificazione dei borghi con meno di 5mila abitanti – e iniziative come l’Anno dei cammini nel 2016, l’Anno dei borghi nel 2017, e l’Anno del cibo nel 2018, mentre il 2019 sarà l’Anno nazionale del turismo lento. Nel frattempo è stato creato l’Atlante digitale dei cammini (camminiditalia.it), la mappa online di 6.600 chilometri e 147 snodi: percorsi dedicati ai santi, cammini francescani, lauretani e benedettini, le vie dei briganti attraverso l’Aspromonte.

Si tratta di un’indicazione di prospettiva e di visione che è riuscita – fatto raro di questi tempi – ad andare oltre i termini di corto respiro di una politica sempre assediata da elezioni imminenti o scadenze sopraggiunte e consenso facile. Saprà il prossimo Parlamento e il prossimo Ministro continuare l’opera?