PROGRAMMARE E VALORIZZARE NELL’ETÀ DEL TURISMO SOSTENIBILE
L’Italia prova a fare sistema. E fare sistema – una necessità nel nuovo mondo globale nel quale il nostro Paese è stato scagliato nel XXI secolo – significa innanzitutto saper programmare. Il 7° “Salone Mondiale del Turismo. Città e siti patrimonio Unesco”, che oggi a Padova ho avuto l’onore di inaugurare, è un altro passo concreto che il nostro Paese riesce a compiere in questa direzione. Se infatti il 2016 è stato un anno importante da questo punto di vista, il 2017 sarà una cartina di tornasole altamente simbolica per verificare criticità e stato dell’arte, in quanto è stato scelto dall’UNWTO – l’Organizzazione Mondiale del Turismo che fa capo all’Onu – come Anno Internazionale del Turismo Sostenibile. Ed essendo l’Italia con i suoi 51 siti il Paese con il maggior numero di presenze nella Lista del patrimonio mondiale dell’Umanità dell’Unesco, la questione della sostenibilità dei flussi turistici e dello stato dei siti italiani – tra quali, sia chiaro , non vi sono solo criticità o problemi ma anche situazioni dove i miglioramenti sono tangibili e riconosciuti, come per esempio Pompei o Villa Adriana a Tivoli – sarà centrale non solo nell’agenda politica italiana, ma anche in quella internazionale. Per questo la capacità di programmare, di cui questo Salone è il segno di un balzo in avanti, è così decisiva. Perché di qui in poi si tratta di mostrare una capacità di programmare non più solo eventi che descrivano e discutano per tempo la situazione sul terreno – comunque una conquista recente e ancora precaria nella nostra “vitalistica” incapacità di darci una statualità moderna ed efficiente – ma anche i processi che plasmano le situazioni stesse. Risolvendo i problemi prima che esplodano. Come per esempio la questione dei flussi turistici e l’afflusso delle Grandi Navi a Venezia. Perché se non sapremo compiere questo salto di qualità nell’azione pubblica, non solo metteremo in pericolo la sua capacità di mantenere e valorizzare un delicatissimo ecosistema culturale e paesaggistico, ma anche rischiamo di essere additati al ludibrio del mondo intero, con la cancellazione di Venezia dalla lista dei siti Unesco. Dalla vicina Padova oggi ho colto un segno di speranza che tutti gli attori interessati e coinvolti in questa elaborazione e decisione – il Comune di Venezia e il Mibact in primis – sapranno fare questo piccolo ma decisivo passo verso una nuova cultura e visione del nostro patrimonio storico e artistico.