Mentre in Parlamento si discute la cruciale proposta di legge sul consumo di suolo, recentemente approvata dalle Commissioni Ambiente e Agricoltura e ora in fase di esame alla Camera, dobbiamo sapere raccogliere le sollecitazioni poste da ricercatori, società civile e importanti associazioni, rivolte a fornire il maggior numero di strumenti e contributi utili al percorso normativo.Va in questa direzione la pubblicazione in formato e-book realizzata dall’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) “il consumo di suolo: strumenti per un dialogo”, raccolta degli atti del convegno organizzato dal CNR lo scorso luglio all’Expo di Milano per discutere delle criticità sollevate dal rapporto ISPRA, che ha evidenziato dati allarmanti: il suolo italiano, per definizione una risorsa non rinnovabile, viene consumato irreversibilmente ad un ritmo di 7 metri quadri al secondo, con il 20% della fascia costiera italiana ormai perso a causa di una cementificazione che spesso non ha risparmiato nemmeno aree protette e zone a rischio idrogeologico, con le conseguenze che tutti conosciamo in termini di rischio di alluvioni e di ricadute negative sul paesaggio.

Sempre il rapporto ISPRA specifica che la percentuale di suolo coperta da edifici, capannoni, strade e servizi, ovvero impermeabilizzata, rispetto al totale della superficie nazionale è passata dal 2,7 % degli anni Cinquanta al 7 % del 2014, con il 9% del suolo in aree a pericolosità idraulica consumato su scala nazionale, e con diversi comuni che superano il 50% di territorio consumato.

Di fronte a questi dati il nostro impegno come Parlamentari per una legge in grado di conciliare sviluppo, tutela del territorio e salvaguardia del paesaggio è ancora più stringente: distruggere e consumare il suolo significa intervenire in modo perenne senza possibilità di recupero, perciò bisogna agire con infinita cautela e convinzione condivisa per pervenire a un impianto legislativo funzionante e in grado di arrestare un fenomeno che rischia di compromettere il presente e soprattutto il futuro del nostro Paese.

Uno sviluppo sostenibile è possibile: dobbiamo essere capaci di coglierlo.

 

PER SAPERNE DI PIÙ:

 – I DATI DEL RAPPORTO ISPRA