Ogni volta che mi trovo a commentare un rapporto sui beni culturali e sulla loro valorizzazione nel nostro Paese rischio di ripetermi, perché si tratta sempre degli stessi temi, purtroppo non lusinghieri: occasioni sprecate, eccellenze non sfruttate a pieno, tesori nascosti alla maggioranza non solo dei turisti ma anche dei nostri concittadini.
È il risultato della fotografia tracciata ieri da ISTAT e MIBACT con il rapporto “Patrimonio culturale: identità del Paese e inestimabile opportunità di crescita”, dal quale emerge che solo 70 dei nostri “sistemi locali” hanno un insieme di eccellenze culturali sostenute da un altrettanto fiorente industria culturale, come Roma, Milano e Firenze ma anche alcune zone di Umbria e Campania, e ci sono 194 sistemi “volano del turismo”: talmente belli e dotati di bellezza naturale da attrarre turisti senza avere musei o beni storico-artistici.
Ma ci sono ben 138 sistemi locali che hanno un grande patrimonio culturale ‘non ancora valorizzato’, che per lo più fanno parte del Mezzogiorno d’Italia con punte in Sicilia e Puglia e 71 “perifericità culturali”, che hanno risorse culturali scarse e scarsa capacità imprenditoriale e anche qui si trovano al Mezzogiorno (soprattutto aree interne di Calabria, Sicilia, Sardegna).
Come sovvertire questa situazione? Le ricette sono anche qui già sentite ma credo efficaci: attraendo investimenti (Art Bonus e Tax Credit sono validi esempi in tal senso) ma anche investendo in capitale umano e relazionale capace di valorizzare e mettere in rete, come ha sottolineato il Ministro Franceschini intervenendo alla presentazione, il “museo diffuso” che è l’Italia.
PER SAPERNE DI PIÙ:
– LEGGI IL REPORTAGE DE “L’UNITA”
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