Ieri a Roma è stato presentato presso il Ministero dei Beni Culturali il rapporto annuale “Io sono cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” messo a punto dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, da cui arriva la conferma, ogni anno più forte, dell’importanza del comparto culturale in Italia.

Infatti, le imprese italiane che nel periodo 2012-2015 hanno investito in creatività hanno visto crescere il loro fatturato del 3,2% (contro il -0,9% delle altre aziende) e anche l’export ne ha tratto beneficio, visto che le esportazioni della filiera culturale sono aumentate del 4,3%, mentre il resto del sistema produttivo si è fermato allo 0,6% per cento. Le imprese legate all’industria culturale sono 443mila (il 7,3% dell’intero sistema) in grado di generare il 5,4% della ricchezza prodotta nel nostro Paese, ovvero 78,6 miliardi di euro, 227 miliardi (il 15,6% del valore aggiunto nazionale) se si considera l’effetto moltiplicatore generato dalla filiera culturale, dato che il rapporto calcola che ogni euro prodotto dalle imprese creative è in grado di attivare 1,7 euro in altri settori.

Senza dimenticare le ricadute positive sull’occupazione, perché l’industria culturale dà lavoro a 1,4 milioni di persone ( il 5,9% del totale ), che diventano 1,5 milioni (il 6,3%) se si considerano anche gli addetti delle istituzioni pubbliche e del no profit.

Dati che confermano, se ce ne fosse ancora bisogno, di come la cultura sia stato e sia il settore che reagisce meglio alla crisi, e che indicano sempre di più nello sviluppo delle imprese culturali e turistiche la strada per far ripartire il nostro Paese.

 

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