Mi è capitato molte volte di osservare come, soprattutto quando si parla del nostro inestimabile patrimonio storico-artistico, i confini tra privato e pubblico non sempre siano utili a comprendere bene i termini di un intervento o ad intervenire con un’efficace tutela.
Un’ulteriore dimostrazione di questo l’ho avuta oggi nella mia visita a Nemi (provincia di Roma), un delizioso comune sulle pendici dell’omonimo lago, dove esistono importanti ritrovamenti di epoca romana – sono in atto gli scavi archeologici del tempio di Diana – interessanti valorizzazioni degli stessi – (penso al museo delle due navi romane disegnato da Morpurgo) – ed anche un bene privato che non si riesce a valorizzare e tutelare, come Palazzo Ruspoli.
In questo caso sembrerebbe molto difficile intervenire. Eppure non è giusto. Perché comunque il Palazzo in senso lato appartiene alla comunità, e cade a pezzi per mancanza di fondi. Mutatis mutandis si potrebbe dire, è lo stesso destino di tutti quei beni privati ma vincolati, come le dimore storiche, che i privati da soli non riescono a tutelare per i costi proibitivi, e che dunque finiscono o venduti o in abbandono.
Il sindaco Bertucci è un giovane dinamico e desideroso di fare. Saprà trovare una soluzione. In ogni caso rimane di fronte a noi il compito della costruzione di una politica più pragmatica nel rapporto tra pubblico e privato, almeno in questo campo. Ci si arriverà, è inevitabile. Ma quanto ci metteremo come paese a cambiare il nostro approccio su questa fondamentale questione?
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