Nelle ore in cui i crolli e gli atti di vandalismo di Pompei riempiono le pagine di tutti i quotidiani e monopolizzano il dibattito sui beni culturali, invito a leggere il preoccupato ritratto che Fabio Isman traccia su “il Messaggero” di oggi sullo stato della villa di Tiberio.
La residenza imperiale risalente a oltre 2.000 anni fa, di cui rimangono a Sperlonga ancora cospicue vestigia, rappresenta un vero e proprio patrimonio della nostra civiltà e della nostra storia e, come tanti altri nostri beni culturali identitari, oggi giace in uno stato di parziale abbandono e incuria a causa della cronica mancanza di fondi e di risorse, che ha portato a molteplici crolli a causa delle mareggiate abbattutesi sulla costa.
A cercare di gestire una situazione problematica e una disponibilità di fondi ridotta all’osso, ricopre un ruolo fondamentale il ruolo della Soprintendenza archeologica del Lazio, che deve però dividere i pochi fondi disponibili tra i tanti capolavori e beni culturali di un patrimonio imponente e diffuso che giorno dopo giorno vediamo degradarsi.
Prendiamo atto che il problema dei nostri beni culturali non finisce (o quantomeno non solo) con Pompei. È un problema profondo che necessita una riorganizzazione ma soprattutto un potenziamento delle risorse e dei fondi destinati ai nostri beni culturali.
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