Domenica Repubblica ha dedicato un ampio spazio a Venezia e al dibattito che vedrebbe sempre più numeroso il fronte di chi come me, considera come un’opzione possibile l’introduzione di un biglietto d’ingresso. Venezia sta soffocando, letteralmente: ormai non regge più all’impatto di questa folla incontrollata che la invade. La mancanza di una qualsiasi riflessione seria, come per altro le grandi navi dimostrano,sulla delicatezza di un patrimonio monumentale unico al mondo, sulla necessità di preservarlo, di proteggerlo, di garantirne la manutenzione sta dando i suoi frutti velenosi e negativi.
Pochi hanno il coraggio di dire che il turismo adatto al territorio può essere la più formidabile leva di crescita ma se invece la strategia o meglio la non strategia è solo il numero senza minimamente però considerare il contesto, il turismo può trasformarsi in una terribile arma di distruzione non solo del contesto urbano nel quale dovrebbero poter vivere i residenti senza essere barricati in casa ma, nel caso di Venezia, dello stesso patrimonio monumentale.
In Italia contrariamente a quanto avvenuto in Francia per esempio con i Castelli della Loira o in Svizzera con Lucerna e la sua formidabile attività musicale, non si è partiti dal territorio, dai suggerimenti, dalle indicazioni del luogo che si intende promuovere con il turismo creando con una rete fatta di enti pubblici e iniziativa privata e un’offerta che lo valorizza.
Un’ultima riflessione rivolta a chi trova sbagliato ragionare sulla possibile introduzione di un biglietto di ingresso per Venezia: il biglietto potrebbe comprendere un’entrata ai Musei statali e civici spesso desolatamente vuoti e bellissimi. Chissà forse, invece che le grandi e offensive navi che passano nel Canale della Giudecca, avremo la fila davanti a Giorgione, Tiziano, Canaletto…
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