L’Italia è dotata dei più bei centri storici del mondo. Non solo Roma, Firenze, Venezia, ma anche altre centinaia. Si tratta di un patrimonio da valorizzare, difendere e rendere disponibile affinché sia una risorsa per il turismo e dunque per la nostra economia. Sul come farlo, si confrontano spesso due visioni. Una prima, esclusivamente commerciale: il centro storico è una mera quinta per un turismo di massa, spesso mordi-e-fuggi. Una seconda, che ho sempre preferito sin dal mio impegno al FAI, vede invece il centro storico come un organismo vitale e dunque abitato, e di conseguenza governato da un complesso equilibrio di funzioni, nel quale nessuna prevarica sulle altre. Ieri ho fatto una visita alla delicata e strategica – per il turismo – area dei Fori Imperiali a Roma. Ho visto cose ben fatte – soprattutto grazie all’impegno della nostra Sovrintendenza, dai restauri eseguiti con competenza, all’architettura floreale, alla nuova biglietteria – e alcune criticità. Come quella della pressione dell’ambulantato abusivo, nell’area antistante e nelle vie dintorno. Come quella dei troppi pullman turistici e bisonti della strada che adesso premono per parcheggiare proprio a ridosso di quest’area cara al mondo e sotto gli occhi del mondo. A questo proposito ho ritenuto di difendere gli strumenti messi a disposizione dal Decreto Valore Cultura proprio per le aree antistanti a quelle di pregio. Il mio impegno continua.
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