Vengo spesso attaccata perché si dice che “voglio svendere ai privati la cultura”: a parte l’insensatezza di questa accusa che non ha alcun riscontro con quanto ho fatto nella mia vita e a parte la grossolana e purtroppo frequente confusione tra privati profit e terzo settore dopo la mia visita a Venezia vorrei approfondire l’argomento. Sono stata alle Gallerie dell’Accademia dove accanto alla meraviglia di una collezione che meriterebbe ben più visitatori ho visto il disastro di alcune sale chiuse a causa delle infiltrazioni e delle crepe sui soffitti. Sono stata alla Fondazione Cini, la straordinaria biblioteca, il centro residenziale per gli studiosi di Venezia, le donazioni di grandi fondazioni straniere. E poi la Biennale, esempio virtuoso di gestione e promozione dell’arte contemporanea.
All’estero, nonostante i tagli massicci di fondi pubblici la situazione della cultura in generale e della conservazione del patrimonio nazionale non è drammatica come dai noi. Perché? Certamente la ragione principale è pratica: un sistema fiscale favorevole alle donazioni.
Ma vi è anche una ragione meno visibile: la capacità da noi inesistente, di creare una rete, un sistema di valorizzazione del patrimonio culturale che coinvolga tutti, istituzioni nazionali e locali, terzo settore, privati. Che superi le contrapposizioni ideologiche, vera rovina del nostro Paese, che si ponga un obbiettivo e medio termine di salvare, promuovere, rendere fruibile il patrimonio italiano. A Venezia, città che ama le faide e le controversie, le istituzioni spesso non dialogano fra loro, anzi si combattono e il risultato è che la situazione si è talmente aggravata da mettere a rischio veramente non la valorizzazione ma la tutela del patrimonio culturale stesso con proposte rovinose come la Torre Cardin a Marghera.
I nostri bravissimi sovrintendenti arrancano per non chiudere i musei e tutelare i monumenti, il Mibac viene attaccato per la gestione dei servizi aggiuntivi: ma non sarebbe invece meglio una chiara e trasparente rete fatta di soggetti di diversa natura giuridica che lasci solo allo Stato la tutela ma che si impegni con una strategia condivisa sulla valorizzazione come avviene nel resto del mondo?
Da domani ricominceranno gli attacchi: già, con i miei troppi cognomi e la mia provata ignoranza secondo il Prof. Tomaso Montanari che mai ho avuto il privilegio di incontrare ma che mi dedica tanta attenzione, che altro posso volere se non la conversione di Piazza San Marco in un centro commerciale? E forse di un Casinó dentro Museo Correr?
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