Il tema delle autorizzazioni paesaggistiche è sicuramente complicato e soggetto a considerazioni e valutazioni non sempre immediate, peraltro in capo a una pluralità di soggetti. Ritengo tuttavia importante l’azione di controllo e di prevenzione del Ministero sull’attività legislativa in termini di autorizzazioni che rischiano di aggravare una situazione, quella del nostro paesaggio e del nostro patrimonio storico-monumentale, che nel nostro Paese ha già raggiunto livelli critici.
Faccio qui riferimento alle modifiche proposte al Regolamento introdotto dal DPR 139, procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica per gli interventi di lieve entità, approvato nel luglio 2010.
Tali modifiche al testo originale del Decreto sono tese sostanzialmente a includere nel procedimento anche i beni soggetti all’articolo 136 del Codice dei Beni Culturali e dell’Ambiente, ovvero gli immobili archeologici e di interesse pubblico per bellezza naturale e singolarità.
Su queste basi ho ritenuto necessario un rinvio per esaminare e approfondire la questione, un rinvio che ho chiesto e ottenuto alla Commissione Ambiente del Senato per impedire che la procedura semplificata venga applicata a immobili storici e di interesse archeologico, per i quali diventerebbero possibili modifiche volumetriche, affissione di cartelloni pubblicitari, costruzioni di parabole e installazioni che rischierebbero seriamente di arrecare un ulteriore danno al nostro paesaggio e alle nostre bellezze.
Tutti vogliamo e auspichiamo una semplificazione delle procedure e uno snellimento della macchina burocratica, ma non se ciò avviene a scapito del nostro paesaggio e dei beni culturali che rappresentano l’identità del nostro Paese.
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