VENEZIA, LE GRANDI NAVI E LA MEMORIA CORTA

8 03 2018 | Arte, Restauro, Tutela del Paesaggio

Prima delle elezioni sono stata invitata a Venezia dal Pd ad un incontro sul tema  “Beni comuni, tra tutela e sviluppo”.

Ho pensato che a Venezia il bene comune per definizione fosse la sua laguna, quello straordinario patrimonio paesaggistico, un ecosistema unico e complesso: la stessa sopravvivenza ed economia di Venezia dipendono dalla sua laguna.

Un argomento purtroppo sempre attuale e in parte legato a quello delle Grandi Navi. L’ho trattato, tra altri, in un’intervista il giorno prima ribadendo opinioni che sostengo pubblicamente da anni: il risultato  è stato che l’incontro elettorale è stato cancellato all’ultimo momento dallo stesso Pd veneziano.

Ahimè ero già a Venezia in una giornata di neve!

Non amo le polemiche inutili, soprattutto dopo un risultato elettorale cosi preoccupante per il Pd. Forse è però opportuno ricordare alcuni passaggi di questa infinita storia che riguarda le Grandi Navi.

Poco prima del referendum costituzionale venne firmato da Matteo Renzi, allora Presidente del Consiglio, un patto per Venezia che prevedeva  tra molte iniziative positive per il patrimonio culturale un consistente investimento per avviare il progetto di fattibilità di un nuovo canale, ricavato dal taglio dell’isola delle Tresse.

Tale progetto si dimostrò subito irrealizzabile, per non dire insensato, e fu rapidamente abbandonato seguendo la stessa sorte del Canale Contorta, che pure aveva ricevuto il convinto e plaudente sostegno di tutte le istituzioni locali.

Vanno ricordati questi  anni  anche per gli annunci roboanti  di dati non sempre omogenei sulla ricaduta economica del segmento della croceristica a Venezia, che hanno fatto da cornice all’aumento ormai incontenibile delle dimensioni delle Grandi Navi, mentre il problema della gestione del turismo veneziano è diventato un caso internazionale del quale si sono occupati sia l’Unesco che molta stampa straniera.

Il  “Comitatone” ha annunciato lo scorso novembre “Stop alle grandi navi nel bacino di San Marco. Andranno a Marghera” Il plauso è stato generale e va detto che un aspetto positivo di questa decisione è la riqualificazione di Marghera.

Subito dopo però hanno cominciato  a manifestarsi alcune perplessità sia da parte dei sindacati che delle associazioni ambientaliste in relazione agli scavi necessari per adattare i canali oggi destinati  al solo traffico commerciale, ai tempi di realizzazione e alle risorse che saranno necessarie. In questo contesto si inseriva la mia intervista.

Ho sempre sostenuto che il turismo possa e debba essere una straordinaria opportunità per il nostro paese se inserito in una visione a lungo termine e ampia.

Venezia vive di turismo ma anche ne muore, e le prime vittime di questo paradosso sono gli ormai scarsi residenti.

Le soluzioni sono certamente complesse e non a breve, ma richiedono comunque che ci sia un accordo su un obiettivo: Venezia non deve subire il turismo ma gestirlo.

Aumentare i giorni di presenza media, scoraggiare il turismo giornaliero, favorire iniziative qualificanti culturalmente che portino a Venezia visitatori attenti (in questo senso un vero plauso va alla gestione della Biennale da parte del Presidente Baratta), promuovere le stagioni meno affollate attraverso accordi specifici con gli operatori, contrastare l’illegalità nell’ambito delle strutture ricettive e soprattutto non favorire l’aumento esponenziale di alberghi sulla terraferma  sono solo alcune idee di buonsenso.

A queste si potrebbe aggiungere un progetto di salvaguardia della laguna, la valorizzazione delle isole trascurate, la promozione turistica di un contesto naturalistico unico al mondo che oggi non è raccontato, non è spiegato, non è gestito e nemmeno conosciuto se non per essere attraversato da chi arriva a Venezia.

Ma veniamo alle Grandi Navi: stupore nel PD ed evidente disagio suscita la mia proposta, per altro due anni fa fatta dal Ministro Franceschini, di provare ad allargare la prospettiva a tutto l’alto Adriatico coinvolgendo anche e soprattutto le navi di maggiore dimensione, il porto di Trieste e investendo nella valorizzazione di un  sistema turistico dal quale possano trarre beneficio più territori.

Questa visione che presuppone di segmentare il mercato delle Grandi Navi lasciando entrare in laguna – ma ovviamente non nel bacino di San Marco – quelle di  ridotto tonnellaggio, piccole navi da crociera con un contenuto numero di passeggeri e  tutta la diportistica privata che tuttora non trova un ‘accoglienza organizzata, moderna e attrattiva e che potrebbe rappresentare una risorsa  non indifferente va accompagnata (ma quanto è stato speso per esempio per il Mose?) da un lungimirante piano di sostegno del sistema di trasporti delle Regioni coinvolte.

I collegamenti con Trieste (negli anni ‘50 il viaggio in treno era più breve di oggi) e con Treviso possono essere il segnale giusto. L’Idrovia Locarno-Venezia può favorire un turismo attento e culturalmente curioso di conoscere territori bellissimi e meno noti.

La valorizzazione dello straordinario circuito delle Ville Venete, che non ha nulla da invidiare ai castelli della Loira se non lo strepitoso sviluppo turistico che la Francia ha saputo costruire, sono tutti passi che andrebbero nella direzione giusta.

Proposte di sistema, che rispettino i “beni comuni” e che facciano di Venezia non certo una meta meno ambita ma il centro di un sistema turistico diffuso.

Questo sarebbe stato il senso del mio intervento.

Ma il PD veneziano non ha nemmeno ritenuto di avviare un dibattito per timore di ricadute negative sul risultato elettorale.

Peccato. I confronti sono utili, e avrebbero dimostrato anche che ci possono essere posizioni diverse ma volte alla soluzione del problema.

Un partito quindi aperto e nel quale la neve che non mi ha impedito di arrivare a Venezia non fosse la scusa per cancellare un appuntamento preso con i cittadini.