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26 01 2018 | Arte, Restauro, Tutela del Paesaggio

La legislatura si sta chiudendo, tra molti fantasmi e molti timori per il futuro. Ma al di fuori della giostra delle liste e delle (ri)candidature, il governo continua a lavorare. E non è detto che le cose che arrivano per ultime siano le meno importanti. Al contrario, possono essere tappe importanti di un percorso avviato e che continua, ed anzi si spinge avanti. Il workshop di oggi al MiBACT, sulla legge 77/2006 sui siti Unesco e l’attività didattica ne è la dimostrazione.
Tale legge prevede infatti uno stanziamento annuale a favore dei siti Unesco italiani per interventi finalizzati ad una gestione compatibile e ad un corretto rapporto tra flussi turistici e servizi culturali offerti. Sinora sono stati erogati 25 milioni, ed è grandemente cresciuta la qualità dei progetti. Oggi molto più chiari nelle finalità e molto più attenti alla loro ricaduta pratica di quanto è stato, per forza di cose, all’inizio del percorso della legge.
Questo doppio miglioramento è dovuto anche alla crescita della qualità del dibattito sul sistema culturale in generale, e sul sistema Unesco in particolare. Da qualche anno a questa parte, infatti, il patrimonio culturale non è più solo inteso come insieme di beni esclusivamente da tutelare, bene o male a seconda della disponibilità di risorse. Esso è invece diventato parte – quasi chiave di volta – di una concezione dinamica della nostra identità nazionale. E come tale al centro non solo di uno sforzo di tutela ma anche di uno di ripensamento e rilancio del suo ruolo.
Un ruolo che vede sempre più il patrimonio culturale, materiale ma anche immateriale, talmente centrale nella nostra identità nazionale da essere sempre più corredo di cittadinanza piuttosto che solo arredo paesaggistico. Un impegno di lungo periodo, che il MiBACT ha potuto portare avanti negli scorsi anni anche grazie all’inconsueta stabilità avuta nella legislatura. L’augurio è che nella prossima interesse e forza politica del sistema dei beni culturali abbiano la stessa se non ancora maggiore fortuna.